Una preziosa antologia di otto dei migliori racconti di Grazia Livi che Anna Banti riteneva perfetti e Montale considerava un esempio della migliore prosa italiana. Uno stile pieno di nitore e misura, che predilige la sapienza artigianale di chi fa le cose per bene. Il riferimento è alla grande tradizione anglosassone, da Virginia Woolf a Katherine Mansfield, ma anche a grandi scrittrici italiane come Gianna Manzini e Dolores Prato. L'autrice si cimenta con l'argomento che da sempre le sta a cuore: le possibili relazioni che consentono alla parola di trovare una sponda. “Dunque, era venuta l'ora della scoperta: nulla esiste in sé, appagato di sé, tantomeno creazione, libertà, azzardo. Senza l'altra polarità non c'è slancio per il volo. O meglio: senza sponda.” Nel racconto Un complice descrive l'incontro con il pianista Arthur Rubinstein, avvenuto negli anni in cui era una brillante giornalista per riviste come Epoca, Paragone di Roberto Longhi, Mondo di Panunzio. Negli altri, più che la storia o la scena, bastano un particolare o un trasalimento per fare in modo che le parole entrino nell'intimità, iscrivendo una linea fluida. Grazia Livi è una delle grandi signore della letteratura italiana. Il suo contributo è stato essenziale non solo per la narrativa, ma anche per la saggistica. Testi fondativi come Le lettere del mio nome e Narrare è un destino hanno contribuito a definire criticamente la letteratura di genere, sempre necessaria, come dice la Woolf, "per avere dimora stabile nella mente". collana: Passages foto: Carla Cerati anno 2014 | pp 114 | €12,00 | ISBN 978-88-96627-07-5
Ascolta. Fulvia Zampa legge qualche pagina per te.
foto: Carla Cerati